Questo è il terzo anno in cui il progetto TekAgenda si unisce al mondo dell’arte, diventando il catalogo di una mostra che ci accompagnerà per un anno intero.
Protagoniste di questi dodici mesi, sono le opere realizzate ad hoc dal collettivo Teste di Idra, un gruppo di dieci artisti che ha esplorato, ciascuno con la propria tecnica e visione artistica, il tema della trasformazione, della rinascita, della metamorfosi: una condizione indefinita, astratta, ma intrinseca dell’esistenza.
A guidarci all’interno di queste diverse forme espressive sono i testi di Prashanth Cattaneo che, attraverso le sue parole, ci aiuta a contestualizzare le opere nella contemporaneità. Un’agenda è una compagna insostituibile per ricordare eventi, compleanni, appunti o pensieri che riempiranno le giornate dell’anno in arrivo.
La TekAgenda 2025 è settimanale e si caratterizza da un layout ordinato e minimal, ideale per organizzare le giornate nei prossimi dodici mesi.
Il pratico elastico laterale è pensato per custodire appunti e pensieri senza rischiare di perderli.
Ogni mese dell’agenda riporta un codice QR che conduce qui.
Per ogni opera, troverai contenuti esclusivi: un approfondimento dedicato a ciascuna creazione e l’intervista di Prashanth Cattaneo agli artisti.
È l’occasione perfetta immergerti nel loro processo creativo e comprendere meglio il significato delle loro visioni.
Vivi l’arte oltre le pagine e rendi la TekAgenda un’esperienza ancora più completa!
Siamo spesso fagocitati dal mettere su una lista – anche reale, quindi nero su bianco – gli obiettivi da raggiungere, le cose da fare, le persone da evitare, lo sport da praticare, i viaggi da intraprendere. “Comunque tutto accade” è un discreto ma potente invito a lasciar andare le cose, perché gli imprevisti sono sempre possibilità.
Laura Anghileri ci porta nella sua riflessione sul mondo, costantemente in trasformazione, che lei auspica possa diventare sempre più giusto per tutti. I cambiamenti della natura – e i nostri – sono rappresentati dalla straordinaria fioritura del mandorlo che già nel mese di febbraio gemma con i suoi colori, metafora di speranza e poesia.
In questo lavoro Pne vuole sottolineare la stretta relazione tra natura e storia: nel legno e nelle lamiere ci sono ancora tracce di vita, frammenti di muschi e di vegetazione. L’opera dialoga con il luogo che la presenta per la prima volta al pubblico, un edificio da tempo dismesso che ritorna – grazie a una trasformazione – ad accogliere le persone e quindi a vivere.
La luce esterna si riflette in questo lavoro e, chi si avvicina, si ritrova immerso in un ambiente e un paesaggio artificiali. L’artista ci fa riflettere sulla forza della percezione, sulla potenza delle immagini che possono trasformarsi anche senza fine quando è l’acqua a fare da specchio.
La video installazione di Omar Meijer e Beatrice Valessina, ci mostra il tragico spettacolo di alcuni fiori che prendono fuoco sotto una lente d’ingrandimento, attraverso la quale vengono convogliati i raggi del sole. Da benefica, per colpa dell’intervento umano, l’energia solare si trasforma in elemento distruttivo.
L’oggetto principale che l’artista sceglie per questo suo lavoro è un’ampolla ripiena d’acqua, sigillata e sotto pressione, statica perché incapace di adattarsi agli eventi esterni: se spinta, si frantuma, se sottoposta a calore, esplode.
La parola domina ma non nasconde chi la pensa e la scrive. Il suo corpo coesiste con quello del testo. Diego Invernizzi si pone delle domande e le condivide con noi. Mette nero su bianco alcuni suoi pensieri che sono una proposta, non un’imposizione.
La narrazione complessiva si è sviluppata nei contributi successivi andando oltre il senso logico iniziale. “Dove il tempo” è il titolo scelto per questo progetto, è una frase aperta e in qualche modo anche accogliente, cioè capace di ospitare altri frammenti di pensiero, parole, calligrafie e visioni.
“5 minuti di tutto ciò che sono, stata” è un’opera poetica nella quale l’artista, immobile, si ritrae per cinque minuti dando vita a un’immagine dai lineamenti sfocati. La virgola nel titolo è forte. Non è un punto, è una pausa temporanea, una breve interruzione, perché passato e presente coesistono, ma sono separati; sono in relazione pur avendo ciascuno una propria autonomia.
Dall’alto verso il basso, le figure di Sumimasame sono disposte lungo una linea del tempo immaginaria, che sembra proseguire verso il futuro come se “Forse” sia il particolare di un’opera senza confini.
Materiale fragile, simbolo della precarietà dei senzatetto, sottoposto al clima invernale, rivendica il suo significato di casa. Scarto, che recupera ciò che è stato buttato via, manto artificiale che nasconde e protegge al tempo stesso gli ultimi delle nostre città.
Un tabernacolo laico, trasportabile, solido, parzialmente incompleto ricavato da frammenti di muratura. È un tempio in miniatura del nostro vivere urbano, dove i materiali dell’edilizia sono un chiaro rimando ai processi di fabbricazione, metafora di una fede che è forte grazie all’impegno che serve per confermarla.
Lunedì – Venerdì: 8:30-17:30
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